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OTTIMA RIUSCITA DELLA SAGRA DEI CICCECUÒTTE

La Pro Loco, con il Patrocinio del Comune di Sant’Agata di Puglia

ha riproposto la sagra del dolce che si lega al mese dei morti.

 

Per rinnovare e mantenere viva un’antichissima tradizione che si lega a un tipico dolce che da sempre si prepara e si consuma a Sant’agata di Puglia proprio nel mese di novembre, periodo in cui molto sentito è ovunque il culto dei defundi, l’Associazione Turistica Pro Loco “Pierino Donofrio”, con il Patrocinio del Comune di Sant'Agata, ha promosso e organizzato anche quest’anno  “La Sagra dei Ciccecuòtte”. La manifestazione, che nulla ha a che vedere con la consumistica festa di Halloween, si è tenuta il primo novembre alle ore 18,00 circa nei pressi della centralissima e accogliente piazza del paese.
Come per le passate edizioni, l’iniziativa, attraverso la degustazione dei “Ciccecuòtte”, il tipico dolce che si lega proprio al culto dei defunti, ha riproposto la riscoperta di un’antica tradizione fatta di usanze e riti ormai scomparsi. Ancora nei primi anni del secolo scorso, e fino alla metà degli anni cinquanta, ricordano gli anziani, quando tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre gli uomini e le donne partivano all’alba verso il duro lavoro nei campi, ad arare la terra, a seminare, con le poche manciate di grano, anche la speranza che dava la forza per tirare avanti la vita, a Sant’Agata di Puglia si poteva ancora assistere al rito dei “Ciccecuòtte”.
In paese, infatti, era ancora usuale in quei periodi vedere il giorno dei morti frotte di bambini girare lietamente per le “trasonne”, che si animavano al loro passaggio all’eco di un’antica cantilena che si trasmetteva da sempre di padre in figlio: “  Ciccecuòtte ciccecuòtte, refrische l’aneme re tutte li muòrte…”.
Già da allora a Sant’Agata di Puglia si tramandava l’antica usanza che vedeva nel periodo dei morti ogni famiglia preparare i “Ciccecuòtte”, un semplice e gustoso dolce fatto con pochi e poveri ingredienti: chicchi di grano, preventivamente messi a bagno e poi cotti, conditi  con acini di melograno e, dove ce n’era, anche con un po’ di vino cotto.
Nelle case più agiate, invece, i “Ciccecuòtte” venivano conditi con la cioccolata, con le noci e con altri ingredienti più “ricchi” e saporiti. Era proprio a queste abitazioni che i bambini bussavano nel periodo dei morti e, al canto dell’antico ritornello: : “...Ciccecuòtte ciccecuòtte, refrische l’aneme re li muòrte…” chiedevano una porzione del prelibato dolce.
La richiesta era di solito esaudita proprio “in suffragio” di qualche congiunto defunto. Una porzione del dolce veniva quindi donata e passava così  nelle mani dei bambini che, felici, correvano via ringraziando e ripetendo l’antica  cantilena: “Chicchi cotti, chicchi cotti, a suffragio di tutte le anime dei morti”.

Oggi, che il benessere e la modernità hanno cancellato la semplicità dei gesti e delle cose, nel periodo dei morti non si vedono più bambini girare per il paese a chiedere del caratteristico e antico dolce. Rimane, tuttavia, ancora viva l’usanza che vede ogni famiglia santagatese preparare e degustare, se non per devozione almeno per tradizione, i “Ciccecuòtte”. 

Ad affiancare questa tradizione locale, e a rinnovare il ricordo della semplicità di un rito che per secoli ha accompagnato la vita della comunità, ecco che la Pro Loco ha riproposto la sagra dei “Ciccecuòtte”, dove a far da contorno al caratteristico dolce ci sono state anche ottime caldarroste, gustose bruschette condite con l’ottimo olio extravergine di oliva santagatese e altri tradizionali prodotti locali. Riuscitissima la manifestazione, che ha visto centinaia di persone coinvolte nella degustazione del tipico dolce santagatese.

Rosario Brescia

Inviato da : RosarioBrescia,  30 Ott 2005
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